Questa volta vorrei parlare di un argomento non strettamente legato con Sesto.
Spesso, o forse è meglio dire quasi tutti i giorni, si leggono articoli o si ascoltano servizi che ci parlano dei "cervelli in fuga". Questo modo di dire descrive una pratica ormai in uso da diverso tempo: il flusso migratorio che vede come protagonisti persone con un livello culturale alto o altissimo verso paesi più propensi alla ricerca e all'investimento sulle persone e sulle capacità delle stesse.
Da qualche tempo seguo alcuni blog di queste persone, il mio interesse è legato principalmente alla comprensione delle dinamiche di inserimento in nuovi ed esotici contesti sociali. Diverse di queste persone attualmente risiedono e lavorano in USA.
La quasi totalità di questi migranti parla con entusiasmo della nuova esperienza. Uno in particolare però ogni volta che lo leggo mi stupisce per la rabbia che si percepisce nei confronti dell'Italia, degli italiani e del modo di vivere italiano. Si ha quasi la sensazione che la sua scelta di vita sia stata fatta in maniera forzata e questo in qualche modo abbia determinato la nascita di un sentimento di rivalsa nei confronti della natia patria. A partire dal disastro nucleare giapponese la sua rabbia è stata da lui incanalata nei confronti del "Maggio Musicale Fiorentino". A questo punto ci sarebbe da chiedersi cosa il Maggio possa aver fatto di male ad una persona emigrata in USA a San Francisco. Niente in particolare, solo essere stato, il Maggio, in Giappone durante il disastro nucleare ed in modo particolare le polemiche che scaturino successivamente il rientro dei musicisti.
Ho provato a spiegare a questo "cervello in fuga" alcune cose, ho cercato di farlo ragionare con il dialogo, ho cercato di farlo desistere dalle continue infamie gettate su una istituzione culturale quale il Maggio vanto mondiale di tutta l'Italia e non solo di Firenze. Niente da fare. Sono giunto alla conclusione che nel suo caso trattasi di sola e semplice "fuga" ... il cervello deve essere rimasto in Italia, o forse smarrito fra i tanti bagagli all'aeroporto.